UTP e NPL: quali sono le differenze?
Sempre più frequentemente sentiamo parlare e leggiamo di NPL (non performing loan) e di UTP (unlikely to pay).
Quali sono le differenze?
Gli NPL sono crediti delle banche la cui riscossione è incerta.
Gli UTP sono molto probabili inadempienze, crediti che stanno già generando allerta e che sono fortemente a rischio di deteriorarsi.
Una delle differenze più significative tra un NPL e un UTP riguarda l’attività di gestione del bene che viene trasferito dalla banca in fase di dismissione.
Infatti, nel caso di un NPL, oggetto della cessione è il credito, in quanto il contratto di finanziamento è stato risolto dalla banca.
Nel caso, invece, di un UTP ciò che si cede è il contratto, in quanto lo stesso è ancora in essere.
La cura dei rapporti con il debitore è particolarmente rilevante, sia nella gestione del credito (NPL), ma ancor più nel caso di cessione del contratto (UTP).
Quali sono le soluzioni per la gestione degli UTP?
Nel caso di UTP, il servicer dovrà necessariamente dialogare con il borrower come soggetto in continuità aziendale.
Una delle soluzioni alle eventuali problematiche di gestione degli UTP è quella di fornire al borrower la propria consulenza per la soluzione della crisi.
Il servicer fornirà anche nuova finanza al borrower da utilizzare in un piano che sarà concordato tra servicer e borrower. In merito al piano di risanamento della posizione debitoria di un UTP, sarà di basilare importanza verificare il sottostante. Con specifico riferimento al settore immobiliare, la verifica del sottostante deve partire dalla documentazione disponibile.
Se si guarda l’UTP con lo stesso occhio con cui si guarda l’NPL, l’UTP dovrebbe valere meno di quest’ultimo, perché i tempi per giungere alla repossession coattiva del bene sono più lunghi.
Gli investitori, che hanno comprato grandi e piccoli pacchetti di NPL, sinora hanno lavorato sulla massa con una due diligence principalmente calibrata sullo stato della procedura e sui comparable con altri simili pacchetti.
Lo Stato ha emanato norme sulla crisi di impresa, di cui al d.lgs. n. 14/2019, ma parrebbero non risolvere il problema degli NPL, ma piuttosto acuirlo.
Vi sono aspetti peculiari dai quali si desume che il mercato degli UTP è destinato a crescere esponenzialmente
Perchè gli UTP sono destinati ad aumentare?
Il debitore, seppure in bonis, che viola uno dei parametri stabiliti dalla norma, si troverà ad avere una difficoltà strutturale nel suo rapporto con le banche e ciò ridurrà la sua capacità operativa, non superando così l’ostacolo, ma ingigantendoglielo.
Gli UTP sono destinati ad aumentare notevolmente perché se la banca chiede il rientro dai fidi non fa altro che generare un ulteriore UTP se non addirittura un NPL. Esistono direttive europee che giocano un ruolo importante in materia.
In particolare, si dice che le banche non debbono avere più del 12% dell’attivo, come debiti in sofferenza. Essendo il capitale proprio delle banche almeno il 12%, l’Unione Europea ha stabilito, in buona sostanza, che i debiti in sofferenza possono essere solo pari al capitale proprio. Questo perché il resto dell’attivo è verosimilmente derivato dagli investimenti della Banca Centrale Europea (quantitative easing).
In questo scenario, TUTELA DEL CREDITO coadiuva i principali gestori distribuendo servizi volti al reperimento dei dati mancanti, per una ottimale gestione dei crediti UTP e più in generale NPL.
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